Bruno Munari, una delle figure più interessanti della storia del design italiano, nasce a Milano nel 1907.
Il suo primo incontro con l’arte avviene nel 1926, anno in cui decide di unirsi al gruppo del secondo Futurismo. Tre anni più tardi fonda il Gruppo Lombardo Radiofuturista, iniziando a sperimentare tecniche innovative come l’aeropittura.
Contemporaneamente lavora come grafico pubblicitario per diverse riviste italiane. Nel 1930 fonda lo studio grafico R+M con Riccardo Castagnedi, che lo porterà a lavorare con importanti testate. Nel 1939 occupa il ruolo di direttore artistico per la rivista "Grazia" ed "Il Tempo", mentre dal 1943 al 1944 diventa direttore creativo della rivista Domus.
Nel 1948 compare tra i fondatori del M.A.C. (Movimento Arte Concreta). Inizia così le proprie sperimentazioni con luce e forme diverse, cecando di portare la sua arte ad un “livello successivo”. Nel 1962 organizza a Milano la prima mostra di Arte Programmata, ottenendo un enorme successo da parte del pubblico e della critica.
Nel 1964 inizia a lavorare alle Xerografie originali, ritratti ottenuti attraverso l’utilizzo di una fotocopiatrice.
Questo è anche il periodo del “Good Design”, gli anni che vendono Bruno Munari impegnato nella realizzazione di opere di industrial design. Il Cubo del 1957 e la lampada Falkland del 1964 sono solo pochi esempi dell’incredibile contributo che l’artista ha offerto alla progettazione industriale.
Il desiderio di Bruno Munari è quello di unire funzionalità ed estetica, progettando qualcosa per cui ogni elemento ha un significato ed un ruolo specifico. Nel 1971 presenta al pubblico "Abitacolo", uno spazio racchiuso all’interno di una struttura metallica leggera che conteneva tutti gli elementi necessaria ad “abitare”. Il progetto gli vale il Compasso d’Oro (1976), che va ad aggiungersi ad altri importanti premi già recuperati nel corso della propria carriera.